Glossario

A B C D E F G
H I J K L M N
O P Q R S T U
V W X Y Z

NOTE INFORMATIVE

La lingua giapponese non ha un alfabeto simile al nostro, ma una scrittura mista ideografica e fonetica. Essa si basa essenzialmente sull’uso di ideogrammi cinesi detti kanji (kan = antico nome della Cina; ji = carattere) e si avvale di due sillabari denominati Hiragana (hira = comune, Kana = carattere prestato: carattere prestato di uso comune) e katakana (kata = parte; kana = carattere prestato: carattere prestato in parte).

I kanji vengono impiegati per rappresentare tutte le parole che hanno un preciso significato. Si compongono generalmente di due parti: l’una, chiamata “radicale”, fornisce il significato generico del carattere; l’altra, detta “fonetica”, consente la lettura del carattere stesso.

Il sillabario hiragana viene usato per scrivere le parti del discorso che non hanno significato proprio (ad. es. preposizioni, prefissi, suffissi ecc.); con il katakana vengono invece scritti termini scientifici o parole di origine straniera (escluse quelle cinesi). I sillabari sono formati da segni sillabici nei quali sono rappresentati tutti i suoni fondamentali della linaua, suoni che non possono mai essere separati. Tali suoni si dividono in: “puri” o “fondamentali” (seion), “impuri” (dakuon), “semi-puri” (handakuon) e “contratti” (yoon).

La traslitterazione degli ideogrammi in caratteri latini prende il nome di romaji (roma = Roma + ji = segno: “ segno di Roma”). Essa è dovuta ai Padri Gesuiti che la utilizzarono fin dal 1549 per la trascrizione di testi religiosi. Pertanto si è dovuto attendere che si aprissero i rapporti con l’Occidente perché tale tipo di scrittura
fosse utilizzato anche per rendere più accessibile l’apprendimento della lingua giapponese.

Rispetto alla lingua italiana, la pronuncia non presenta molte diversità; tuttavia si segnalano le più ricorrenti:

ch      = si pronuncia come la c di “cera”
g = si pronuncia con il suono gutturale della g di “governo”
h = è sempre aspirata
j = si pronuncia come la g di “gelato”
sh = si pronuncia come la sc di “scena”
tsu     

= si pronuncia tsu all’inizio di una parola e zu di “zucchero” all’interno o in una parola compostala. Va rilevato che molti Autori di libri, per facilitare il lettore, scrivono direttamente le parole come si pronunciano (ad es. gyaku-zuki invece di gyaku-tsuki)

u      = nelle sillabe “su” e “tsu” è quasi muta
w      = si pronuncia come la u
y      = per i giapponesi è una consonante e si pronuncia i.

Nella lingua giapponese non esiste la lettera l (elle) e quindi neanche il corrispondente suono; perciò, per trascrivere parole che la contengono, viene usata la lettera r (erre). Non esiste neppure il suono della v .

Spesso accade che più vocaboli dal suono simile (ovvero dalla pronuncia simile) abbiano un significato molteplice e, a volte, del tutto diverso. Anche nella lingua italiana ciò si verifica con vocaboli che si scrivono nello stesso modo (ad es.: pesca = il pescare e pesca = il frutto); per evitare eventuali equivoci, ci si avvale degli accenti (pésca e pèsca) che modificano anche la relativa pronuncia. Nella scrittura giapponese, anche se i suoni sono o possono sembrare simili, gli ideogrammi sono differenti. Per evidenziare tale diversità, in questo glossario le parole dal suono uguale o simile, aventi le radicali diverse, sono ripetute nella elencazione; mentre, se le radicali sono uguali, i diversi significati hanno l’indicazione numerica (1); (2); ecc.

Per eufonia, nelle parole composte, alla seconda parola componente viene sostituita la prima sillaba con consonante sorda (suono puro) con la corrispondente sillaba che ha consonante sonora (suono impuro); ad esempio: ha diventa ba (ashi-barai e non ashi-harai) shi diventa ji (hiza-jime e non hiza-shime).
Tale cambiamento si dice nigorizzazione (da nigori = impurità).

Tra l’altro, nella lingua giapponese la costruzione della frase risulta capovolta rispetto alla nostra. Ad esempio, la frase italiana “dita del piede” in Giappone viene detta “piede del dita” (ashi-no-yubi).
Non esistono gli articoli ed i pronomi relativi; mancano il genere ed il numero che, comunque, si deducono dal contesto del discorso.

LEGENDA

(cfr.) <span = confronta
(lett.) <span = traduzione letterale
(nig.) = nigorizzazione: sostituzione, nel secondo componente, della prima sillaba sorda (suono puro) con la corrispondente sillaba sonora (suono impuro); ciò si verifica nelle parole composte o quando si aggiungono particelle ausiliarie (prefissi o suffissi)
(p.es.) = per esempio
(pref.) <span = prefisso
(prep.) = preposizione
(suf.) = suffisso
(v.) = verbo
La versione originale del “Glossario di Judo” è frutto del lavoro del M° A. Ferrante (c.n. 6° DAN di Judo) e si può trovare a partire dalla pagina http://www.andreafumenti.com/judo/glossario/index.htm